unisalento-theme-contenuto-della-pagina [Inizio pagina]
Il Relitto del Bacino Grande
Foto C. Alfonso
Introduzione
Il relitto, segnalato nel 2009 da un diving locale (Sasà Diving di Gubello Salvatore), è stato rinvenuto nelle acque di Porto Cesareo (LE) lungo il litorale ionico compreso tra Torre Lapillo e Torre Chianca a soli 2 m di profondità e distante dalla costa appena 50m ed ha preso il nome dalla località balneare dove è stato rinvenuto (relitto del Bacino Grande). Quasi sicuramente è relativo ad un relitto di medie dimensioni abbandonato ai marosi dopo probabilmente un naufragio; soluzione dedotta dalla sua posizione, parallela alla linea di riva che evidenza, come in numerosi altri casi lungo le coste salentine, i relitti spiaggiati. Esso è orientato 330° N con quella che sembra essere la “prua” rivolta verso Nord ed ha un ingombro di 8x3,5 m ca. Il relitto è soggetto a continui insabbiamenti stagionali che comunque ne hanno permesso la conservazione fino ai giorni nostri. Il relitto si è configurato da subito come un importante marker archeologico per la ricostruzione del paleo paesaggio antico e la ricostruzione di livello del mare nel passato.
Ad una prima ricostruzione delle dinamiche di naufragio pare che il relitto si sia spiaggiato e, al momento dell’impatto dell’opera viva con il fondale, si sia inclinato sulla fiancata di dritta. Questo spiegherebbe il perché sia conservata solo la metà longitudinale del relitto, sotto il peso della zavorra (pietre) che lo ingloba e lo ancora al fondale, che crea probabilmente un ambiente anossico che ha permesso di conservarlo fino ad oggi conferendo al legno una colorazione molto chiara.
Descrizione
Il relitto sembra essere conservato solo nella sua metà longitudinale di dritta. Ad una prima analisi, al momento del ritrovamento, erano visibili solo in alcuni punti il fasciame esterno, quasi tutte le ordinate, in pochissimi punti il fasciame interno e la chiglia e non era possibile osservare metodi di assemblaggio degli elementi dello scafo Alcuni campioni lignei prelevati dall’imbarcazione sono stati datati al radiocarbonio dal CEDAD – Centro di Datazione e Diagnostica – Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione – Università del Salento. Sono stati analizzati tre campioni due dai madieri, il terzo da una caviglia di bloccaggio tavole esterne.Il relitto è stato datato tra il 770-1030 d. C. con una affidabilità del 95.4 %.
Lo scavo
Nel corso del 2014 è stato eseguito uno scavo stratigrafico che ha permesso di rilevare nel dettaglio tutto il relitto. Le operazioni di scavo sono durate poco meno di una settimana e, per ovviare alle condizioni meteo variabili per il periodo di scavo, si è preferito eseguire un rilievo strumentale – fotogrammetrico poiché, data la bassa profondità, lo scafo risentiva considerevolmente del moto ondoso anche di piccola intensità; per tale motivo è stata costruita sott’acqua inoltre una barriera artificiale formata da sacchi di sabbia che smorzassero l’intensità delle onde.
In fase di scavo sono stati aspirati con la sorbona dapprima tutti i sedimenti fini per poter rendere visibile il più possibile lo scafo con la sua zavorra. Questa operazione ha consentito di valutare lo stato di fatto del relitto dopo il naufragio ed ha permesso di eseguire un fotomosaico di detteglio. Quest’ultimo è stato eseguito effettuando fotografie zenitali, a pelo d’acqua. Successivamente è stata asportata manualmente la zavorra costituita da pietrame di piccola e media dimensione. In questa maniera è stato possibile rilevare lo scafo con tutti i suoi elementi conservati fino ad oggi. Le fotografie sono state eseguite in maniera sistematica con l’utilizzo di fotocamera, non metrica, Nikon D50 con scafandro Ikelite cercando di rispettare il piano di presa programmato al fine di completare la battuta fotografica totale del sito. Il rilievo strumentale fotogrammetrico è stato realizzato con l’ausilio del software Agisoft Photoscan.
Bibliografia
Alfonso et al., 2011 Ancient coastal landscape of the marine protected area of Porto Cesareo (Lecce, Italy): recent research;
Auriemma R. 2012, Nuovi dati dalla costa adriatica e ionica del Salento in Histria Antiqua 21/2012, pp. (539-556)
(Testo di Cristiano Alfonso)
Estratto da: A. Bandiera, C. Alfonso, R. Auriemma, Active and passive 3D imaging technologies applied to waterlogged wooden artifacts from shipwrecks, Proceedings of TC V, CIPA Underwater 3D Recording and Modeling (Volume XL-5/W5), 16–17 April 2015, Piano di Sorrento
For the wreck of the Bacino Grande we explored the use of a more flexible technique, i.e., image-based dense stereo and multi baseline methods for both laboratory use and for underwater documentation.
A commercial software package was selected for this experiment and public domain software CloudCompareV2 was used for scaling purposes. Agisoft® PhotoScan is a commercial image-based 3D modelling solution aimed at creating 3D content from still images. It is based on multi-view 3D reconstruction technology and works with arbitrary oriented images. Image alignment, 3D model reconstruction and texture mapping are fully automated and they necessitate very little user intervention.
In 2014, a photogrammetric survey was quickly performed since, during the period of excavation, the weather conditions were variable and the hull was considerably affected by waves (of small intensity), given also the shallow depth of the water.
During the excavation phase all the fine sediments were suctioned with a special water pump, to make the hull with its ballast visible. This allowed us to evaluate the status quo of the wreck after the shipwreck and to make a detailed 2D photomosaic, before and after the ballast removal and the complete hull cleaning. This was done by taking zenithal photographs, at water level.
For the 3D survey, the photographs were taken in a systematic way by using a non-metric camera inside an Ikelite diving housing. A shooting plan was followed in order to minimize the time spent on the site. The photographs were made by parallel rows at eight different angles and therefore with different convergence angles.
The 2D campaign was performed using a Nikon D50 digital camera (native resolution 3008 × 2000 pixels) and a 18-55 mm zoom lens (AF-S DX ZOOM-NIKKOR 18-55mm f/3.5-5.6G ED). The lens has no optical image stabilizer. The image acquisition does not use rigidly connected cameras on a stable structure. A few more than 828 images were taken over the wreck of about 8.2 m × 2.5 m at a depth of about 1.5 m. The image resolution was set at 1504 × 1000 pixels and the f# at about f8.
Some thumb tacks “push-pin” and plastic cards were used for markings. They were used as markers for the photogrammetric software and to identify certain assembly parts of the shipwreck. Push-pins were also used to indicate where wooden nails were previously located.
a) b)
About 600 images with a strong turquoise hue were imported into Photoscan at a resolution of 1504 × 1000 pixels and the alignment with self-calibration was launched. No attempt at colour correction was made. The calibration lens model included the following (fx, fy) - focal lengths, (cx, cy) - principal point coordinates, K1, K2, K3 - radial distortion coefficients, P1, P2 - tangential distortion coefficients, skew coefficient between the x and the y axis.
a) b)
A fter the alignment and lens calibration, the software allows those coordinates that do not meet certain criteria to be removed: reprojection error, reconstruction uncertainty and image count. We chose to remove those points with a reprojection error of more than 0.5 pixels. In the software option, the reconstruction uncertainty has no units so we did not use it. The dense cloud can then be built followed by the mesh creation. The resulting mesh was exported to Polyworks for verification and clean-up and then re-imported into Photoscan in order to complete with the texture mapping step.
a) b)
During the imaging campaign the scale bars were available but for photo-aesthetic reasons only manual measurements of different dimensions were carried out. This was something that will be rectified in the future. Scale bars should be part of the photographic equipment. The manual measurements were used to scale the 3D model using CloudCompareV2 with an estimated error of about 2%. The resulting model is used here only for documentation and other qualitative purposes.
Data ultimo aggiornamento: 23.04.2015
-
Cattedra di Archeologia Classica Subacquea
Laboratorio di Scienze Applicate all'Archeologia Via D. Birago 64, 73100 Lecce - Italia
Prof.ssa Rita Auriemma
Dr. Cristiano Alfonso
- +39-0832-295543
-
Laboratorio 3D Coordinamento SIBA
Dr. Adriana Bandiera
- +39 0832 294271
- adriana.bandiera@unisale..