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   ARCHEOLOGIA MEDIEVALE

MANUFATTI  LOCALITA'  "SCORPO"

 
Il Progetto prevede l'acquisizione e la modellazione digitale 3D di un gruppo di 9 strumenti in ferro, databile intorno all’VIII-IX secolo d.C.

Il ripostiglio di metalli è stato rinvenuto nel luglio 2012 durante lo scavo archeologico condotto presso l'insediamento bizantino in località Scorpo (Supersano, Lecce) sotto la direzione del Prof. Paul Arthur (Dipartimento di Beni Culturali) e il coordinamento sul campo del Dr. Marco Leo Imperiale. Il sito, in corso di indagini dal 1999, è un villaggio di capanne recintato da un muro a secco, quest’ultimo indagato per una lunghezza di circa 15 metri. Alcuni anni fa venne individuato e scavato un pozzo, nel quale si rinvennero vari manufatti in legno e ceramica e numerosi resti botanici, grazie ai quali è stato possibile ricostruire l’ambiente naturale e le attività agricole della comunità bizantina che abitava nell’insediamento.

La realizzazione di questi modelli si iscrive in una collaborazione di più lunga durata tra il SIBA e l’équipe del prof. Arthur (Laboratorio di Archeologia Medievale) in cui sono già state realizzate restituzioni 3D di manufatti in materiale reperibile per la mostra “La storia nel pozzo. Ambiente ed economia di un villaggio bizantino in Terra d’Otranto”, tenutasi al MUSA (Museo Storico Archeologico dell’Università del Salento) nel 2011.

Per la realizzazione dei modelli 3D dei reperti è stato utilizzato lo scanner 3D laser ShapeGrabber 102 adatto all’acquisizione ad altissima risoluzione di oggetti molto piccoli. I reperti sono stati acquisiti ad una risoluzione spaziale di 0.1 mm
 

I modelli digitali 3D, oltre a consentire una replica fisica particolarmente fedele all’originale, ad esempio utile per l’esposizione e la musealizzazione di copie, contengono una quantità di informazioni che possono essere esaminate ed analizzate per numerose applicazioni di conservazione, ricerca e visualizzazione. Essi infatti, oltre a facilitare lo studio dettagliato dei reperti a prescindere dal contatto diretto con gli stessi, offrono strumenti di analisi innovativi che vanno dalla semplice possibilità di effettuare zoom sul modello per esaminare e misurare minuscoli dettagli della superficie o per rilevare tracce lasciate dagli strumenti, fino alla possibilità di realizzare infinite sezioni sull’oggetto senza distruggerlo. Inoltre, la restituzione virtuale permette di conservare modelli esatti di manufatti molto spesso oggetto di forti processi di degrado ed alterazione nel corso del tempo.

 

Due dei reperti sono stati oggetto di restauro virtuale:
Un falcetto e il manico di un calderone. Il primo era stato ripiegato prima della sua deposizione; del manico, invece, si conservavano due frammenti non ricostruibili dal punto di vista fisico. Il restauro virtuale ha permesso di indagare l’originale forma dei due manufatti, permettendo un più efficace sviluppo della ricerca sulla reale funzione e foggia degli oggetti in questione. 

 



 

A.B.   M.L.I.


Data ultimo aggiornamento: 23.07.2013
 
 
 

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