Università del Salento

Collegamenti ai contenuti della pagina:
unisalento-theme-il-contenuto-pagina
Il menu di navigazione
Motore di ricerca
Area Riservata
Accessibilità






unisalento-theme-contenuto-della-pagina [Inizio pagina]

Poesia più recente

 

 Ad Augustinus Tagastensem

AD AUGUSTINUM TAGASTENSEM

IX
Fugi de patria. Carthago vocabat ab urbe
Nativa at parva iuvenem ambitione tumentem.
A te non poterat vera emigratio nosci –
Uxoris natique fames urgens genitorem,
Estrema aegestas maria ampla et amara lacessens,
Longinquum ignotum litus noto sine vultu,
Lingua aliena aures feriens velut acre flagellum,
Mens confusa, animus magna formidine victus,
Nocte dieque iter et lata indagatio panis
(Dico laboris), spes delusa, preces renovatae,
Nullaque epistola heri cara ex regione recepta,
Atque hodie nondum labor ullus missus ab alto…
Sunt lacrimae rerum et mentem mortalia tangunt?
Omnibus his rebus tacta est mea mens puerilis
Hesternumque manet signato in pectore vulnus.

Novi Eboraci, Idibus Febr. MMV

A SANT’AGOSTINO DI TAGASTE

IX
Fuggii dalla patria. Cartagine chiamava,
dalla città nativa ma piccola,
un giovane gonfio di ambizione.
Ma tu non potevi conoscere 
l’emigrazione vera – 
la fame di una moglie e di un figlio
che sprona un genitore,
l’estrema miseria che fa sfidare
mari vasti ed amari, 
un lontano lido ignoto
senza un volto conosciuto,
una lingua straniera che colpisce gli orecchi
come frusta crudele, la mente confusa, 
l’animo vinto da grande paura,
camminare notte e giorno e chiedere
dappertutto il pane (cioè il lavoro),
la speranza delusa, le richieste rinnovate,
nessuna lettera ricevuta, 
ieri, dalla cara patria,
e, oggi, ancora nessun lavoro
mandato dal cielo…
E’ intrisa di pianto ogni cosa,
e la mortalità contagia il pensiero?

Da tutte queste cose fu colpita 
la mia mente di fanciullo
e la ferita di ieri
mi resta indelebile nel cuore.

New York 13 febbraio 2005

Traduzione di Emilio Bandiera

  O felix mendacium

O FELIX MENDACIUM

Filius sum lucis et ecce clarumst 
Gaudium promptum redeunte sole
Cuius orti in me radii videntur
      Antequam in aethra. 

An pater lucis? Creo, nocte in atra,
Quot volo ardentes variosque soles.
Sola mens nostrum poterit timorem 
       Pellere mortis. 


Novi Eboraci, die XXa Octobris MMII

FELICE BUGIA

Figlio son della luce, ecco una gioia 
Luminosa per me è pronta al ritorno 
del sole, i cui raggi vedo nati in me 
prima che in cielo. 

O padre della luce? Nella notte
Nera creo soli quanti voglio 
Ardenti e vari. La mente sola 
Potrà respingere il nostro
Timore della morte. 


New York 20 ottobre 2002

Traduzione di Emilio Bandiera

 Nemo insula est

NEMO INSULA EST 

Hortus conclusus maneo. Nemo aspicere umquam
        Pallidulum poterit
Principium finis foliorum atque undique florum -
        Mortis et indicium.
Conclusam mansisse meam cur sentio mentem?
        A novitate procul
Hortorum vixi cultorum tam prope nostrum,
        Tam prope futiliter.


Novi Eboraci, Nonis Aprilibus MMI

NESSUNO E' UN'ISOLA

Resto orto chiuso.
Nessuno potrà mai percepire
il pallido barlume in cui comincia
la fine delle foglie e anche dei fiori
in ogni luogo - indizio della morte. 
Ma perché sento che la mente mia
chiusa è rimasta? Io sono vissuto
lontano dalla novità degli orti
coltivati, al mio tanto vicini,
al mio tanto vicini inutilmente.


New York, 5.4.2001 

Traduzione di Emilio Bandiera

 26 dicembre 2000

DECEMBRIS DIE VIGESIMA SEXTA

Natalicia merx nunc futilis hic cumulata est -
Pinorum rami nativo ex arbore caesi.
Nullam ornare domum possunt festo superato,
Nullos atque oculos puerorum laetificabunt.
Comburendi sunt omnes aut contumulandi
Cunctis cum extremis festivi culminis horis.
Quae vesania vos rapuit nemore ex viridante?
Illic essetis zephyro laete fremebundi
Sed nunc muti estis sine conditione manendi.
Ah, salvete, valete simul, rami miserandi
Ut miseranda patet celso sub sole hominum sors.
Nos quoque post vitae false mirabile festum
In cinerum subito mutamur inutilitatem.

Novi Eboraci, MM

26 DICEMBRE 2000

Merce natalizia ora inutile
si è accumulata -
rami di pino tagliati
dall'albero nativo.
Finita la festa, non possono addobbare
nessuna casa, a nessun occhio di bimbo
donare gioia. Devono essere tutti
bruciati o accatastati, con tutte le ore
estreme del culmine festivo.
Quale follia vi strappò
dal bosco verdeggiante?
Lì sareste rimasti con lieto fremito
nel vento, ma ora siete muti,
senza più possibilità di vita.
Ah, un saluto e un addio, rami
miserandi, come miseranda
si manifesta la sorte degli uomini
sotto l'alto sole.
Anche noi, dopo la festa
falsamente mirabile della vita,
subito saremo mutati
in cenere inutile.

New York, 2000

Traduzione di Emilio Bandiera

 Ceu spuma superstes

CEU SPUMA SUPERSTES

Serta inodora vias ornant et multicolora
Lumina laetificant fuscum spatium nocturnum. 
Ver latet atque dies sed fingere possumus amplas
Solares horas et odoras ebrietates
Mensis Maii. Quid facit hoc? Quae maxima virtus?
Natalicia nat quam audivi naenia quondam
Et rursum pulsant veteri dulcedine corda.
Sufficit ad nostri renovandum gaudium amoris
Calda pueritiae defunctae postuma flamma.
Anne fides paulisper adest ceu spuma superstes
De omnino mersis tenebrosi temporis oris?
Hoc verum est hodie: meminisse placet iuvenile
Caelum sideribus ridens alisque repletum.

Novi Eboraci, Nonis Decembribus MM

COME SPUMA SUPERSTITE

Serti senza profumo ornano 
le vie, e luci multicolori allietano 
il fosco spazio notturno.
Non è primavera e non è giorno, 
ma possiamo immaginare le ampie
solari ore e l'ebbrezza di odori 
del mese di maggio.
Che cosa, quale grandissima potenza
realizza questo?
Va per l'aria una nenia natalizia
che un giorno udii e di nuovo
batte il cuore dell'antica dolcezza.
Per rinnovare la gioia del nostro amore
basta la calda postuma fiamma
della fanciullezza ormai lontana.
Oppure riemerge per un attimo,
come spuma superstite, la fede,
dalle spiagge del tutto sommerse
del tempo tenebroso?
Questa è la verità oggi:
è dolce ricordare il cielo giovanile
ridente di stelle e pieno di ali.

New York, 5 dicembre 2000

Traduzione di Emilio Bandiera

 Mount Gargano: An Apotheosis (vv. 1-25)

MOUNT GARGANO: AN APOTHEOSIS (vv. 1-25)

O long-expected in my life, you come
as old and young and ever living love
to fill and gladden my last years with song,
and tibi quid retribuam? Accept
all I can give, the fondest gratitude
of one instructed by no man or star
how to respond to love with greater proof
than love itself a hundredfold expressed.
Come, and in your own words reveal to me
what feelings rise within you as fresh waves
of a new gurgling source, now that you are
here with me on this distant mountain top
where the breeze murmurs anecdotes of Spring
and the sun shines as on your native isles.
Not even this great confidant, the sun,
had told the little playful girl you were -
the freshest blossom of Manila's fields -
that you would someday cull Italian wreaths,
and smell Italian epics in the air.
Nor had the wrinkled gypsy of my street
foretold, together with my ethnic star
shaped as a liner full of emigrants,
the day when I would stand beside you here,
proud of your queenly beauty, with new love
and Filipino fervor in my veins.





Il testo inglese è tratto da: Joseph Tusiani
Mount Gargano: An Apotheosis

 

O a lungo attesa nella vita mia,
tu vieni come antico
e nuovo e sempre vivo amore,
per riempire e rallegrare
i miei ultimi anni col tuo canto;
che ti darò in ricambio? Accetta quello
che ti posso dare, la gratitudine
più tenera di me
a cui non insegnò uomo o stella
come corrispondere all'amore
con una prova maggiore dello stesso
amore cento volte espresso.
Vieni, e nelle tue parole
rivelami quali emozioni sorgono
in te, come fresche onde
di una nuova sorgente gorgogliante,
ora che tu sei qui con me su questo
distante vertice montano,
dove la brezza mormora aneddoti
di primavera e il sole rifulge
come sulle tue isole native.
Neppure il grande confidente, il sole,
disse alla bimba allegra che tu eri
- il più fresco bocciolo dei campi di Manila -
che un giorno nel vento tu avresti
raccolto italiche corone
e odorato italiche epopee.
E neppure la zingara rugosa
della mia strada predisse,
d'accordo con la mia epica stella
modellata come un transatlantico
pieno di emigranti,
il giorno in cui io mi sarei trovato
qui, presso il luogo dove ci sei tu,
fiero della bellezza tua regale,
e con un nuovo amore
e filippino ardore nelle vene.


Traduzione di Emilio Bandiera

 Ad Margaritam

AD MARGARITAM

O caelum pluvium, pratum super omne videris
     Esse hodie dominus, tam malus atque minax, 
Sed me non terres: in mente ac corde habeo ver
     Omnino redolens et sine fine meum. 
Vim, si vis, totam patefac nebularum et aquarum
     Multa cum furia, terribili ac rabie. 
Me non terrebis: ver in me natum animam implet,
     Securasque rosas a feritate facit. 
Nonne Philippinae me reddit amor victorem? 
     Nonne est Ver dominae veris imago mei? 
O pluvium caelum, fac ut vis: me bene servat, 
     Ac me servabit, dulciter eius amor.


Novi Eboraci, die XXIV Martii MM



Cielo piovoso, oggi su tutti i prati 
sembri il padrone, minaccioso e perfido. 
Ma non mi atterrisci: ho nella mente e nel cuore una primavera tutta profumata e mia per sempre. 
Se vuoi, manifesta la forza di nuvole ed acque, in tutta la loro furia, e la loro terribile rabbia. 
Non mi atterrirai: la primavera nata in me riempie l'anima e mette al sicuro le rose da ogni ferocia. 
Non mi rende vincente l'amore della mia Filippina? 
La primavera della mia donna non è forse specchio della mia primavera? 
Cielo piovoso, fa' come vuoi: mi tiene al sicuro, e mi salverà il suo dolce amore.

New York, 24 marzo 2000

Traduzione di Emilio Bandiera

 Sonetto n. 4 di "New York revisited"

SONETTO n. 4 di "New York revisited"

Simply because once more I wish to see
my dear, old Bronx, by subway I go there.
I will not find Our Blessed Mother’s Fair
nor the Procession of Saint Anthony.
So what attracts me to the neighborhood
that sheltered me – it seems so long ago? 
A parking lot is where grass used to grow,
and cars are standing where the pear-tree stood.
Oh, now I know. A graveyard there I find,
where oftentimes before a vault I kneel,
talking to Mom and Dad, for me still real,
of the two sons that they have left behind.
To Mom I speak Italian, and she, too,
replies to me in the one tongue she knew.



Solo perché voglio vederti ancora,
mio caro vecchio Bronx, vengo lì col metrò.
Non troverò la festa della Madonna 
del Carmine, o la processione di Sant’Antonio.
E allora che cosa mi attira a quel rione
che mi ospitò - mi sembra tanto tempo fa?
C’è un parcheggio dove l’erba cresceva 
e autumobili sostano dove era alto il pero.
Ah, ora capisco. Lì trovo un cimitero,
dove spesso mi inginocchio davanti a un loculo,
parlando a mamma e papà, per me ancora vivi,
dei due figli che hanno lasciato in terra.
A mamma parlo in italiano e anche lei 
mi risponde nella sola lingua che conosceva.


Traduzione di Emilio Bandiera

 Testamentum

TESTAMENTUM 

Hic remanebo inter vos omnes, hic domum habebo,
Atque novum dabitur mihi nomen; sol ero, cantus,
Consilium, risus, nox fusca et fulgidus aether.
Omne ero quod remanet de carminibus quae panxi:
Musica, odor (nunc adde) et lumen et umbra et imago.
Montem unum novi, cecini sed culmina cuncta,
Vallem una vidi, pepigi sed cuncta profunda.
Oceanum dirum trepidanti corde cucurri
Sed nullum mare me oblivisci littora fecit
Terrae natalis (sunt illic omina Fati),
Quamobrem mansi puer in gravitate virili
Ut manet in fluctu vox prima atque ultima rivi.
Vita brevis fuit ut brevis est vesania Aprilis
Quae pariter vesana facit mortalia corda,
Ast in pectore stat, velut echo immaniter undans,
Unica et intima pax, eius dulcedinis hora.

Hoc lege abhinc annos viginti, incredule lector,
Testamentum huius viventis (crede) poëtae:
In te ipsum credes credendo firmiter in me.


(Novi Eboraci, die VIIIa Aprilis 1999)

TESTAMENTO

Io resterò qui, tra di voi,
qui avrò la mia casa;
un altro nome mi sarà dato:
sarò sole, canto, consiglio, riso,
notte fosca e fulgido cielo.
Sarò quel che rimane
dei carmi che composi:
musica, odore (e non basta),
e luce e ombra e immagine.
Ho conosciuto solo un monte,
ma ho cantato tutte le vette;
ho visto solo una valle, ma ho celebrato
ogni profondità. Con cuore trepidante
ho percorso l'oceano crudele,
ma nessun mare mi ha fatto
dimenticare i lidi dove nacqui
(sono lì i presagi del fato),
perciò resto bambino
nei miei anni virili, come resta nel mare
il primo e l'ultimo canto del ruscello.
La vita è stata breve, come è breve
l'insania dell'aprile, che ugualmente
rende insani i cuori dei mortali.
Ma resta ferma nel mio petto, come eco
che immane risuona, la pace
unica e intima, la sua dolce ora.

Incredulo lettore, tra vent'anni
leggi questo testamento di un poeta
ancor vivente (credilo): credendo in me,
avrai fede in te stesso.

(New York, 8 aprile 1999)

Traduzione di Emilio Bandiera

 In festo Patris Pii beati

IN FESTO PATRIS PII BEATI 

Ecce, Pater Pie, adest expectata hora triumphi. 
Te illa cerno fide veteri quae pura nitebat 
In nostris oculis quando lux alba tegebat 
Sacrum altare tuum et Christi duo vulnera sancta 
In manibus poteram spectare tuis. Vagus ibat 
Dulcis odor super omnes nos velut ala paterna 
Implumes servans in nido a nocte pericli.

Ecce, Pater Pie, adest expectata hora triumphi. 
Cur in corde meo non amplius illa triumphat 
Casta fides pueri quam credideram imperituram? 
Corda legebas et mentes hominum penetrabas: 
Quid, Pater, accidit ac mutavit me tenebrose 
Longe a luce tua, quae me quoque dulce fovebat?

Ecce, Pater Pie, adest expectata hora triumphi, 
Ecce et ego plaudo, sed triste in pectore stat cor.

(Novi Eboraci, IIa  Mensis Maii 1999)

PADRE PIO BEATO

Ecco, Padre Pio, è arrivata 
l'attesa ora del trionfo. 
Ti vedo con quell'antica fede che pura 
splendeva nei nostri occhi, 
quando la bianca luce 
copriva l'altare tuo sacro 
e potevo vedere nelle tue mani 
le due sante ferite di Cristo. 
Un dolce profumo si diffondeva su tutti noi, 
e salvava come ala paterna gli implumi 
nel nido, nella notte del pericolo.

Ecco, Padre Pio, è arrivata 
l'attesa ora del trionfo. 
Perché nel mio cuore non trionfa più 
quella casta fede di fanciullo 
che avevo creduto imperitura? 
Tu leggevi i cuori e penetravi 
nelle menti degli uomini: 
Che cosa, Padre Pio, è avvenuto 
e mi ha mutato in tenebra, 
lontano dalla tua luce, che anche me 
dolcemente riscaldava?

Ecco, Padre Pio, è arrivata 
l'attesa ora del trionfo, 
Ecco plaudo anche io, 
ma è triste il cuore nel mio petto. 

(New York, 2 maggio 1999)

Traduzione di Emilio Bandiera

Attorno al 1930, Joseph Tusiani (allora Peppino) è stato chierichetto di Padre Pio.

 Notitia Singidunensis

NOTITIA SINGIDUNENSIS 

Te dum, Ver purum, sine verbis alloquor ample, 
Quot terram patriam miseri terrore relinquunt? 
Quot pueri in lacrimis matres per rura sequuntur 
Frigida, amara? Atqui procedis, Ver venerandum, 
Quo via te ducit, Fato clemente notata, 
Immemor omnino ac semper scelerum nostrorum. 
Conciliare hominis non possum bella nefasta 
Cum fulgore tuo pudibundo, virgineum Ver. 
Si in terra debent regnare bonumque malumque 
Omne es tu sub sole bonum, sumus omne malum nos.

(Novi Eboraci, Aprilis die XIa  1999)

CRONACA DA BELGRADO

Mentre a lungo ti parlo senza parole, 
pura Primavera, quanti miseri 
abbandonano terrorizzati il suolo della patria? 
Quanti bambini seguono in lagrime le loro madri, 
per campi gelidi e amari? 
Eppure tu procedi per la tua strada, 
veneranda Primavera, sempre clemente 
ma del tutto e sempre ignara 
delle nostre scelleratezze. 
Non posso conciliare 
le guerre nefaste dell'uomo col tuo fulgore pudico, 
vergine Primavera. Se in terra 
devono regnare il bene e il male, 
tu sei tutto il bene sotto il sole, 
noi siamo tutto il male. 

(New York, 11 aprile 1999)


Traduzione di Emilio Bandiera


 


Data ultimo aggiornamento: 23.07.2013
 
 
 

3D Database Archivio Tesi di Dottorato  ESE                                         Tools Segnalazioni FAQ Disclaimer